Mark Twight
L'alpinista saggio teme quello che c'è da temere, e non esita a tornare indietro quando è il caso di farlo.
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Dal 23 Gennaio 2020, al 15 Marzo 2020
Il corso è rivolto a coloro che vogliono iniziare ad affrontare la montagna in inverno con gli sci o lo snowboard lungo itinerari di salita e discesa fuoripista.
Attraverso le lezioni i partecipanti potranno apprendere le nozioni di base per affrontare con consapevolezza questo ambiente.
Verrà posta particolare attenzione alla conoscenza e prevenzione del pericolo valanghe, all’apprendimento delle tecniche di autosoccorso e di tutte quelle informazioni utili ad organizzare in autonomia e frequentare in sicurezza questo tipo di percorsi.
Per informazioni scrivere una mail a questo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Date di iscrizione:
venerdì 13 dicembre - martedì 17 dicembre
martedì 14 gennaio - venerdì 17 gennaio
Requisiti e documenti richiesti:
Buona preparazione fisica, in quanto vengono affrontati dislivelli significativi con attrezzatura ed equipaggiamento invernale. Tecnica sciistica sufficiente da permettere di scendere fuoripista con sci o con snowboard. Certificato medico di buona salute (rilasciato dal medico di base), valido per tutta la durata del corso. Tessera CAI con il bollino valido per il 2020. Una fototessera.
Materiale richiesto:
Sci, pelli di foca e scarponi da scialpinismo.
Ciaspe, tavola da snowboard o split board.
Casco (consigliato).
ARTVA, pala e sonda verranno forniti dalla scuola.
Si consiglia a chi non dispone dei materiali di fare acquisti successivamente alla prima lezione teorica, dove forniremo informazioni e consigli.
LEZIONI TEORICHE
Giovedì 23/01 Introduzione al corso, equipaggiamento, funzionamento base dell’ARTVA
Giovedì 30/01 ARTVA e autosoccorso
Giovedì 06/02 Neve e valanghe
Giovedì 13/02 Topografia e orientamento
Sabato 15/02 Ambiente montano invernale
Giovedì 20/02 Bollettino nivometeo e rischio valanghe
Giovedì 27/02 Preparazione di una gita e metodi di riduzione del rischio
Giovedì 05/03 Nozioni di primo soccorso
Giovedì 12/03 Valutazione finale del corso e ripasso
LEZIONI PRATICHE
Domenica 02/02
Domenica 09/02
Sabato 15/02
Domenica 16/02
Domenica 01/03
Domenica 08/03
Domenica 15/03
Le mete delle uscite in ambiente verranno definite durante il corso, in relazione alle condizioni ambientali.
Le lezioni in ambiente riguarderanno i seguenti argomenti:
Passi in salita e tecniche di discesa, prove di ricerca ARTVA, tecniche di sondaggio e scavo, prove di autosoccorso, nozioni di topografia e orientamento, osservazione del manto nevoso e analisi del rischio valanghe per confronto cil bollettino nivo-meteo, corretta esecuzione di traccia e microtraccia.
Il programma è indicativo e potrà subire variazioni, concordte in anticipo con i partecipanti.
L'alpinista saggio teme quello che c'è da temere, e non esita a tornare indietro quando è il caso di farlo.
La montagna ha il valore dell'uomo che vi si misura, altrimenti, di per sè, essa non sarebbe che un grosso mucchio di pietre.
In poche parti del creato si rivela tanto splendidamente quanto nell’alta montagna, la potenza, la maestà, la bellezza di Dio.
Raggiungere la cima è facoltativo, tornare indietro è obbligatorio.
La vita di uno scalatore è simile ad una salita. Si alza nel fresco del mattino per salire lentamente verso la vetta. La raggiunge nelle calde ore del mezzogiorno, poi ne discende e raggiunge la pianura nelle ore calme e serene della sera.
Le montagne sono le grandi cattedrali della terra, con i loro portali di roccia, i loro mosaici di nubi, i loro cori di ruscelli, i loro altari di neve, le loro volte di porpora scintillanti di stelle.
La solitudine è angosciosa, ma è un percorso, acutizza le sensibilità, ti forza a cercare in te stesso la soluzione. Devi essere onesto, guadagnarti i tuoi saperi, costruirti con la prudenza e l'esperienza.
La via verso la cima è come il cammino verso se stessi…solitario.
Noi passiamo per conquistatori di montagne, ma siamo in verità pieni di fallimenti, di stagioni affondate. [...] Tutti gli alpinisti in Himalaia sono stati più spesso respinti che favoriti. L'alpinismo è un'arte della fuga. La devi decidere e realizzare come una vittoria, proprio quando più brucia la rinuncia. È un esercizio di umiltà.
Quando ho cominciato a salire duro ho pensato che non sarei vissuto oltre i 26 anni. Stranamente, sono sopravvissuto 20 anni dopo la mia data di scadenza prevista. Ho smesso di contare sul "no future" e imparato a convivere con il non sapere il futuro.
Siamo nati e un giorno moriremo. In mezzo c’è la vita.
Quassù non vivo in me, ma divento una parte di ciò che mi attornia. Le alte montagne sono per me un sentimento.
Tu vedi delle cose e chiedi: perché? Ma io sogno di cose che non ci sono mai state, e che forse non ci saranno mai, e dico: perchè no?
In verità si può dire che l’esterno di una montagna è cosa buona per l’interno di un uomo.
Da quando scalo e arrampico, ho stima di tutte le creature che lo fanno meglio di me, dal ragno all'orango. Ammiro la mancanza di sforzo, l'eleganza che è sempre il risultato di un risparmio di energia. Penso agli animali per desiderio della loro perfezione. Sono i miei patriarchi, i miei maestri.
Non ho mai piantato un chiodo in montagna. Non mi sento autorizzato, sono uno di fuori, di passaggio. Mettere un chiodo è un atto di possesso, bisogna appartenere al luogo per sentirsi autorizzato. [...] Trovare nella vasta parete esattamente il punto attraversato dai pionieri, stare nella stretta scia di una scalata che fu ai tempi primizia, ecco, a me piace ripetere, in montagna, non inaugurare. Mi piace trovare i chiodi degli altri, non aggiungere i miei. Così fa pure la mia scrittura che va a ricalcare pezzi di vita svolta, senza inventarla nuova.
Divertirsi non deve per forza essere divertente.
L'alpinismo è un'attività sfiancante. Uno sale, sale, sale sempre più in alto, e non raggiunge mai la destinazione. Forse è questo l'aspetto più affascinante. Si è costantemente alla ricerca di qualcosa che non sarà mai raggiunto.
Certo giocavamo. Ma per noi ogni masso scoperto era un’universo intero, un cielo di stelle da esplorare, un deserto da conoscere.
Quando mi chiesero cosa avessi da dire contro il chiodo a pressione, potei esprimermi solo in modo positivo: dà un apporto all'alpinismo, ne favorisce il tramonto.
..nella mia vita di scalatore ho sempre obbedito all'istinto creativo e contemplativo, ma fu grazie all'alpinismo solitario che ho potuto entrare in sintonia con la grande natura, e ancor più ho focalizzato i miei perché e i miei limiti...
Le montagne sono le uniche stelle che possiamo raggiungere a piedi.
Per me scalare ha il valore aggiunto di servire a niente. Nella grande officina quotidiana degli sforzi dedicati a un vantaggio, a un tornaconto, scalare è finalmente affrancato dal dovere di essere utile [...] È gratis, con quel poco di grazia che uno cerca nei propri atti.
Il punto critico non è nel semplice fatto che l'alpinismo è diventato un movimento di massa, ma nel tentativo di livellare ed appiattire l'esperienza e l'avventura. Chi nelle funivie, nei segnavia, nelle associazioni alpinistiche vede una sorta di assicurazione per l'avventura, già a priori si accosta alla montagna come un cieco.
Il più grande alpinista al mondo è colui che si diverte di più.
Non vi è alcun sentiero verso la felicità, la felicità è il sentiero.
C’è chi va in montagna solo per arrampicare e magari per questo non occorre nemmeno andare in montagna. E c'è chi arrampica per andare in montagna. Sono due forme distinte. Io sono per la seconda.
Sulle cime più alte ci si rende conto che la neve, il cielo e l’oro hanno lo stesso valore.
Quanto monotona sarebbe la faccia della terra senza le montagne.
Non è molto importante raccontare le vie che si sono effettuate. L’importante è il come siano state percorse.
È bello non lasciare traccia. Se penso che i passi dei primi astronauti sulla luna hanno lasciato orme che stanno ancora lì per mancanza di vento e di pioggia, benedico i miei che si ricoprono. La traccia indelebile dello scarpone di Armstrong è un chiodo fisso per me, vorrei andare lassù con una scopa a cancellarla.
Mi sono sentito sempre estremamente fragile davanti agli elementi della montagna: da un lato, uno scheletro con la carne intorno, dall’altro, forze su cui ci si strofina, la roccia, il ghiaccio, le tempeste.
Che ci faccio in montagna? Più ci vado e più mi accorgo di essere scarso. L'aumento di esperienza mi denuncia meglio i difetti. Conoscere non m'incoraggia, anzi mi pesa. [...] L'esperienza accresciuta misura la mia insufficienza.
Una volta in vetta non puoi fare altro che scendere.
In montagna le persone cercano qualcosa di meglio, e non importa che questo ci sia o no, quello che conta è la ricerca, il non soggiacere alla squallida routine quotidiana.
Non misurare mai l’altezza del monte prima d’aver raggiunto la cima. Allora vedrai quanto era basso.
Da quassù il mondo degli uomini altro non sembra che follia, grigiore racchiuso dentro se stesso. E pensare che lo si reputa vivo soltanto perchè è caotico e rumoroso.
Tornate vivi, tornate rimanendo amici, salite in cima: in questo preciso ordine.
Prima di un'impresa significativa, ho sempre percorso itinerari classici. Proprio l'arrampicata libera sul 3°, 4° e 5° grado mi ha consentito un ritmo che invece mi hanno precluso le scalate in cordata e ai limiti delle mie possibilità. In quel modo potevo badare più alla tecnica, trovare la naturalezza dei movimenti che rendesse piacevole la scalata.
La montagna ci offre la cornice...tocca a noi inventare la storia che va con essa!
Quando uomini e montagne si incontrano, grandi cose accadono.
Provai gioie troppo grandi per poterle descrivere, e dolori tali che non ho ardito parlarne.
Mi avvio: ogni inquietudine, ogni esitazione si dissolvono.
Mi escono battute sarcastiche quando leggo o sento definire la montagna assassina. La montagna non è assassina, se ne sta lì e basta. Siamo noi i killer di noi stessi, che non sappiamo vivere, che usiamo il profumo per l’uomo che non deve chiedere mai, che abbiamo dimenticato la carità, la riconoscenza, il rispetto, che distruggiamo la natura.
Preuss aveva posto il proprio limite su quanto era ancora arrampicabile in libera, e aveva rifiutato tutti i mezzi artificiali.
Perchè? A quale scopo? Non saprei dirlo. Gioisco semplicemente nel movimento, nel pericolo.
Diventò "sportivo" quando imparò a rinunciare alle sue guide e da solo superò le difficili salite del suo tempo.
Non già l'altitudine bensì la ripidezza è terribile.
L'alpinismo è salire alla vetta per la via più facile, tutto il resto è acrobazia.
Una cima raggiunta non basta. Bisogna discenderla con la stanchezza al culmine, lo svuotamento che ti dà l'arrivo sulla cima. Scendere è disfare la salita, scucire tutti i punti dove hai messo i passi. La discesa è una cancellazione.
La montagna mi ha insegnato a non barare, a essere onesto con me stesso e con quello che facevo. Se praticata in un certo modo è una scuola indubbiamente dura, a volte anche crudele, però sincera come non accade sempre nel quotidiano.
Quanto più ci innalziamo, tanto più sembriamo piccoli a chi non sa volare.
Anche per lo scalatore medio alla sera il sole diventa rosso e una fresca sorgente dà refrigerio alla sua gola. Lo stormire dei pini gli ricorda la casa. Per trovare tutto ciò bastano l’entusiasmo e il contatto con la natura, non è necessario il sesto grado.
Non cercate nelle montagne un'impalcatura per arrampicare, cercate la loro anima.
Fra l'arte e la natura sta l'alpinismo, che è un'attività spirituale creativa come un'arte, ma è anche contemplazione, dedizione e comunione con la natura.
Dai tempi della discussione sul chiodo del 1911, l'etica alpinistica europea oscilla tra “maggiore sicurezza e difficoltà con l'aiuto di mezzi tecnici” e “maggiore sicurezza e difficoltà con l'aumento delle capacità personali”.
Non c'è filosofia o teologia del rischio o del limite. Neanche poesia o letteratura. E’ un'esperienza.
Ma lassù, fra cielo e terra, spesso fra vita e morte, nessuno ci raggiunge piu'. Il brusio della voce di chi nel piano della meschinita' s'affoga, non giunge piu' all'orecchio.
Anche le fantastiche montagne senza gli uomini, grandi o piccoli che siano, rimangono mute, inerti, senza senso.
Dove si può trovare un qualcosa di più puro e salutare che legarsi gli ski ai piedi e fare un giro nel bosco in una scintillante giornata invernale?
Il fascino delle montagne è dato dal fatto che sono belle, grandi, pericolose.
Di colpo tutta la mia facoltà di pensare si spegne. Che sensazione piacevole! Ho forse dormito? No sto facendo una gita con gli sci.
Intuisco che anche l'Everest è solo un'anticima. La vera cima non la raggiungerò mai.
The mountains are calling and I must go.
La montagna è come un amore: se sei respinto, è meglio tornare indietro e non insistere.
La montagna è fatta per tutti, non solo per gli alpinisti: per coloro che desiderano riposo nella quiete come per coloro che cercano nella fatica un riposo ancora più forte.
Specialmente nella scalata in roccia l'uso della forza deve essere spesso sostituito da una giusta scelta dell'itinerario e del modo di affrontarlo.
L'alpinismo è storia di uomini e dei rischi che si assumono, di quelli che sono alla loro altezza, di quelli che riescono a malapena a farcela, e dei rischi che invece li uccidono.
Io credetti e credo la lotta con l’Alpe utile come il lavoro, nobile come un’arte, bella come una fede.
Che senso ha scalare una montagna? Ciò che conta è sapere di aver compiuto qualcosa.
Sperate sempre in ciò che aspettate, ma non aspettate mai ciò in cui sperate. Credete solo in ciò che vi convince, ma lasciatevi convincere solo da ciò in cui credete.
Nelle gare di arrampicata si tratta di misurare il miglior tempo su una via di palestra. La cosa più importante non è la sicurezza ma la decisione di rischiare il più possibile. A me dell'alpinismo interessa proprio il contrario. Lo scalatore deve avere il tempo di soppesare ogni movimento.
Camminare per me significa entrare nella natura. Ed è per questo che cammino lentamente, non corro quasi mai. La Natura per me non è un campo da ginnastica.
Conoscere i propri limiti è bello: ognuno si riconosce in modo più preciso.
Camminare, correre, scoprire, andare più in là, più in su, è l'avventura umana.
La paura della morte ci impedisce di vivere, non di morire.
Se la montagna è opera della natura, l'ascensione è opera dell'uomo.
Nei grandi spazi della montagna, nei suoi alti silenzi, l’uomo non distratto può cogliere il senso della sua piccolezza e la dimensione infinita della sua anima.
Vertigine non è paura di cadere, ma voglia di volare.
Le montagne sono quei luoghi in cui Dio dimostra di essere più bravo di Michelangelo a scolpire.
Incredibile non è la difficoltà in sè, quanto la fortuna di avere avuto una voglia così intensa di affrontarla.
Lo sci ti accompagna sulla neve, luogo di fascino e di scoperta. Impari a reggerti e poi vai, corri, svetti e guardi lontano, inventi le tue avventure.
Ogni estate comincia per me con un veloce ripercorere la mia evoluzione alpinistica, o lo sviluppo dell'alpinismo in genere.
Là dove ci sono grandi cose, là dove il vento soffia sul volto, voglio stare nel pieno del temporale...della routine quotidiana ne ho abbastanza...
Chi più alto sale più lontano vede, chi più lontano vede più a lungo sogna.
L'alpinismo sportivo non è un fatto nuovo di oggi, ne ha una collocazine temporale: la sua origine è individuale, e risale a più di cento anni fa.
I monti sono maestri muti e fanno discepoli silenziosi.
Sempre sul ciglio di due abissi dobbiamo camminare, senza sapere quale seduzione, se del tutto o del nulla, ci abbatterà.
Le molte agevolazioni per l'alpinista non devono uccidere la sua fantasia, la sua capacità di trovare soluzioni, il suo sapersi inserire nelle forme di un paesaggio o di una parete.
L’arrampicata non è tanto raggiungere la cima, ma piuttosto tutto quello che sta nel mezzo.
Tutto era come durante una grande ascensione in montagna, mancava solo la tensione. In una scalata in palestra manca la parte principale. E’ con l'isolamento che inizia la vera avventura. Solo così l'alpinista entra in un altro mondo.
Ciò che mi aveva maggiormente affascinato era stata la pragmatica indolenza degli arrampicatori americani. Non si discuteva molto, ne si criticava. Si arrampicava.
In un istante tutto era cambiato. Non ero più il dominatore ritto sulla vetta a spaziare sull’immenso orizzonte. Ora ero io stesso parte di questo incanto sublime.
Sono del parere che l'assalto alle vette non debba considerarsi l'essenziale dell'alpinismo. Camminare in montagna è altrettanto importante. E la sosta, il riposo sui monti, non è da meno.
Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri: dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine. In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male.
... la sofferenza era il prezzo necessario pagato per avere accesso nel regno dell’eterno e dell’infinito.
Saper ideare la via più logica ed elegante per attingere una vetta disdegnando il versante più comodo e facile, e percorrere questa via in uno sforzo cosciente di tutti i nervi, di tutti i tendini, disperatamente tesi per vincere l'attrazione del vuoto e il risucchio della vertigine, è una vera e qualche volta stupenda opera d'arte: vale a dire il prodotto dello spirito e dell'estetica, che scolpito sulla muraglia rocciosa durerà eternamente, finchè le Montagne avran vita.
Il colore delle montagne è il corpo di Buddha; il suono dell’acqua corrente è il suo grande discorso.
Sulla montagna sentiamo la gioia di vivere, la commozione di sentirsi buoni e il sollievo di dimenticare le miserie terrene. Tutto questo perchè siamo più vicini al cielo!
Il monte è parabola della vita. Il monte innevato è parabola del Paradiso.
Scalare non serve a conquistare le montagne; le montagne restano immobili, siamo noi che dopo un'avventura non siamo più gli stessi.
Basta un colle, una vetta, una costa. Che fosse un luogo solitario e che i tuoi occhi risalendo si fermassero in cielo. L'incredibile spicco delle cose nell'aria oggi ancora tocca il cuore. Io per me credo che un albero, un sasso profilati sul cielo, fossero dei, fin dall'inizio.
Dalla morte in pianura, proteggici o Signore.
Vagavo da solo tra le sconfinate candide ondulazioni, con la vista aperta su orizzonti di crode e di ghiacciai.
Se sei in cerca di angeli o in fuga dai demoni, vai in montagna.
Vado in montagna più per la paura di non vivere che per quella di morire.
Non esiste roccia cattiva ma solo cattivi alpinisti.
Tutte le volte che comincio ad arrampicare avviene in me una trasformazione. Quando le mie mani poggiano sulla roccia, sparisce ogni stanchezza e ogni malavoglia. Una forza sconosciuta entra nel mio sangue, e più mi arrampico, più forte mi sento, e sempre più facili mi sembrano i passaggi.
Ma devo dire che la montagna mi ha regalato ciò che gli uomini, le donne, i genitori, non sono riusciti a darmi. Dalla montagna mi sono sentito compreso, ascoltato, degnato di attenzione. Qualche volta anche spintonato, ma sempre dopo essere stato avvertito.
Nelle vibranti e libere corse sulle rocce tormentate, nei lunghi e muti colloqui con il sole e con il vento, con l'azzurro, nella dolcezza un po' stanca dei delicati tramonti, ritrovavo la serenità e la tranquillità.
La mia pista, unica traccia di vita, nell’immenso silenzio invernale, affondava profondamente nella neve soffice e polverosa, si rincorreva dritta di poggio in poggio, fino al valico supremo alla vetta. Poi l’ebbrezza della rapida scivolata, l’autorità degli arresti strappati. Si, anche lo sci ha un senso: non è soltanto un mezzo, ma è anch’esso un’espressione del proprio essere.
Io, nello sci estremo, sono senz' altro un purista: sono sempre salito a piedi, senza elicotteri. Un po' per sicurezza, per conoscere le condizioni del pendio. E un po' per giocare ad armi pari con le montagne che affronto.
Non le immani forze dell'alta montagna hai sfidato, bensì te stesso.
L’avventura non può più manifestarsi dove nell’uomo scadono l’ingegno, l’immaginazione, la responsabilità; là dove si demoliscono, o almeno si banalizzano, fattori naturali come l’ignoto e la sorpresa.
Chi più alto sale, più lontano vede; chi più lontano vede, più a lungo sogna.
Quello che conta non è tanto arrampicare in fretta, ma per tanto tempo.
La montagna non facilita la vita, ma aiuta a sopportarla meglio. Ci tempra con le condizioni ambientali, con lo stimolo alla riflessione, ci aiuta a trovare e conservare l’equilibrio per una saggia esistenza. Per trovare tutto ciò bastano l’entusiasmo e il contatto con la natura, non è necessario il sesto grado.
Non si può mai dominare la natura, l’alpinista deve assumersi le proprie responsabilità e non dare la colpa alla montagna.
Migliaia di persone stanche, stressate e fin troppo “civilizzate”, stanno cominciando a capire che andare in montagna è tornare a casa e che la natura incontaminata non è un lusso ma una necessità.
Prima si arrampica con la testa, poi con i piedi e alla fine con le mani.
Ho portato il mio Io sul punto più alto e lo lascio lassù, l'Io che voglio essere. Scendo con l'Io che sono.
Per un alpinismo pulito su terreno esremo, uno spirito molto sportivo costituisce una premessa fondamentale.
Io non so quando smetterò di salire, con che risultati, quante cime raggiunte e ridiscese, ma alla fine dirò che ho fatto compagnia al vento. Noi lassù l'abbracciamo come nessun altro può fare.
...si era sulla vetta e, sotto, un gran mare di nubi che copriva tutta la pianura ed entrava nelle valli che erano fiordi perchè il mare era venuto nel cielo.
Salite i monti, ma ricordate coraggio e vigore nulla contano senza la prudenza; ricordate che la negligenza di un solo istante può distruggere la felicità di una vita. Non fate nulla con fretta, guardate bene ad ogni passo, e fin dal principio pensate quale può essere la fine.
L'azione è la cosa più importante dell'alpinismo, senza questa non è possibile alcuna esperienza autentica. E ogni motivazione, per quanto insana possa sembrare, è legittima.
Correre, sciare o scalare lentamente non serve a niente.
La montagna offre all’uomo tutto ciò che la società moderna si dimentica di dargli.
Belle sono le grandi avventure sulle pareti immense, in piena solitudine: la lotta silenziosa ha inizio; l’uomo, quando ha di fronte la natura, ha di fronte se stesso e la battaglia si sublima.
Un alpinista è un uomo che non perde facilmente la testa.
L'alpinismo porta con sé dei rischi, ma anche tutta la bellezza che si nasconde nell’avventura dell’affrontare l’impossibile.
La Montagna non è una sfilata di moda, o la conoscenza alfabetica di tutte le ferrate esistenti, né tanto meno dei tempi di percorrenza delle stesse; la Montagna non è la pista da sci da 2000 sciatori/ora, la cabinovia, la funivia, lo ski-lift, e neanche il rifugio-albergo 3 stelle con scale anti-incendio e TV a colori.
Rifiutò il chiodo, tuttavia padroneggiava le massime difficoltà del suo tempo.
Se l'alpinista facesse solo quel che è ragionevole per prima cosa non andrebbe in montagna.
oggi... oggi sono un prigioniero che ha ritrovato la libertà!
Non fermarti in pianura.
Chi si dà all’alpinismo con i soli muscoli si ritrarrà da esso dopo pochi anni. Chi è alpinista col cervello e col cuore saprà trovarvi valori tutta la vita.
L'inclinazione del pendio non è che la parte visibile delle mie discese, la mia gioia ne è il contenuto essenziale.
A chi mi chiede: perché vai in montagna? gli rispondo: se me lo chiedi non lo saprai mai.
A chi mi chiede dove stia andando l'alpinismo rispondo semplicemente: in montagna.
Se ti è nato il gusto di scoprire non potrai che sentire il bisogno di andare più in là.
L'alpinista è un uomo che conduce il proprio corpo là dove un giorno i suoi occhi hanno guardato. E che ritorna.
...non trovavo neppure il tempo di infilare dei buoni dadi. Era meglio così, arrampicare in fretta fintanto che c'era ancora un po' di forza.
Meglio un chiodo in più che una vita in meno, soprattutto se la vita è mia.
Senza il pericolo la montagna non è montagna, ma è un gioco sterile. Posso far costruire una montagna artificiale anche in una grande sala, e lì fare degli allenamenti o delle gare. Però non è l'alpinismo. All'alpinismo è necessaria la difficoltà, l'esposizione, l'essere fuori nella wilderness, in un ambiente selvaggio e desolato, e anche il rischio.
Lo sci estremo è uno sport di sintesi: tecnica dello sci, spirito dell'alpinismo di punta.
Librandomi sulla parete gialla e aerea, aggrappato agli appigli solidissimi, ho ritrovato la gioia della conquista e la volontà di osare.
La misura delle difficoltà che un alpinista può con sicurezza superare in discesa senza l'uso della corda e con l'animo tranquillo, deve rappresentare il limite massimo delle difficoltà che egli può affrontare in salita.
I mezzi artificiali non sono mai espressione di valore, ma solo di necessità pratica
Meglio andare a sciare pensando a Dio, piuttosto che andare in chiesa e pensare allo sport.