Reinhold Messner
Camminare per me significa entrare nella natura. Ed è per questo che cammino lentamente, non corro quasi mai. La Natura per me non è un campo da ginnastica.
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Alceo Pegoraro
Contorni precisi, eguali dappertutto, ma da lassù tutto sembra immaginario, niente è reale, tranne noi e la vastità del pensiero di Dio.
E cosi Eugenio, ci lasciasti, per conquistare l'ultima vetta, solamente per poter dire a noi "Ho servito la vita, l'ho vissuta per quel che era, per quello che significava: vivere, vivere, vivere... parche xe squasi primavera... "
Perché il sangue si ridesta, perché la natura ci chiama, perché l'uomo è solo se non ha dentro il preludio della primavera.
Ci lasciasti Eugenio, ma io so che tu sei qui con noi in questo momento, con i pantaloni di tela e il solito maglione verde un sorriso sulle labbra e un saluto "Ciao compare".
Quando tornavi da una conquista dicevi sempre "Questo xe el giorno più beo, son contento, son proprio contento, no me son mai divertìo tanto cussi ".
E così era per quando con gli amici andavi a ballare, per quando cantavi, per quando lavoravi sotto il sole o la pioggia, il vento, il freddo e quando conoscevi persone che non erano della tua compagnia.
Per te tutto era festa. "Mi a vita a vivo da quando che me also fin quando che vo in leto parche gò sono".
Ci hai lasciato, Eugenio, un nome, una forza, una voglia di vivere, una voglia di essere semplice, una voglia di essere Eugenio.
Ci hai lasciati, in un giorno di sole e al tramonto un sole rosso, rotondo, guardava la scena, una scena che forse non feriva gli occhi.
Il sole, questo amico che nasce e tramonta ogni giorno, tu lo conoscevi e dicevi: "Bisogna sempre vardar verso l'alto, verso el soe. Situ pronto? Lìgate. ..Fate sicura. ..A corda tien e ti vien su". E la tua voce solcava la roccia e l'eco portava la canzone: "ndemo, movete, ostia!, che xe squasi primavera!"
Molti conoscono, nel nostro ambiente, la via Battaglia di Cismon. Via ormai d'allenamento e giustamente ritenuta classica. Una volta veniva percorsa con scarponi e staffe, ora al massimo viene concesso il lancio di un cordino nel passaggio più lungo. Ricordo di una volta, con l'amico Renato, di aver rinunciato alla salita perché aveva smesso di piovere.
Avevamo infatti deciso di salirla sotto l'acqua e abbiamo dovuto aspettare la volta successiva.
Via Eugenio Battaglia ! Ormai ultima via con un nome non di fantasia.
Eugenio era un nostro istruttore, una persona unica. Difficilmente chi lo ha conosciuto riuscirà a dimenticarlo, e nessun scritto renderà merito alla Persona e all'Alpinista.
Per chi non lo ha conosciuto, riporto alcuni brani, senza alcuna pretesa di voler loro far conoscere a fondo Eugenio, perché sarebbe impossibile, ma solo, permettetemi, per farlo rivivere ancora una volta tra noi.
Aprile '74 - Cortina
La notte trascorsa in tenda non è stata molto riposante, in tre su di un grande materassino pneumatico non si dorme molto bene. Eugenio ha avuto una notte particolarmente agitata, ci ha fatto sobbalzare continuamente, sembrava di essere in barca. Al mattino parla di mal di stomaco, di digestione bloccata e di altri vari malanni. Gli diciamo che è una mezza cartuccia e partiamo tutti e tre verso la parete Sud della Punta Fiammes.
Sul ghiaione Eugenio rimane indietro, è indeciso, non sa se continuare o tornare alla macchina. Ci raggiunge all'attacco quando siamo pronti a partire. Si lamenta ancora, poi si lega a metà della corda da 80 metri in posizione di capocordata e parte brontolando. La via Centrale alla Punta Fiammes ci impegna a fondo, la roccia è gelata, le mani diventano dure, non sentono più gli appigli. "Tieni bene" gli diciamo continuamente, pur sapendo che la "mezza cartuccia" non ha bisogno di raccomandazioni. E' attento ad ogni nostro movimento, non sente più alcun disturbo.
Agosto '75 - Perù
L'ozio del campo base non si addice ad Eugenio, si è autonominato aiuto-cuciniere. La spedizione volge al termine, come le patate, peccato ! Sostituivano molto bene il pane che manca da alcuni giorni. Mi accingo a consumare l'ennesima scatoletta di tonno, senza patate, non ce ne sono per tutti. Eugenio si siede di fronte a me, guarda nel mio piatto e furtivamente, quasi di nascosto, mi allunga metà di quella misera patata che è riuscito a procurarsi e che anche intera non avrebbe certamente procurato nessun disturbo al suo formidabile appetito.
Affidarsi ai ricordi è segno di vecchiaia!
Chi non ti conosceva poteva anche credere in un tuo falso attaccamento alla montagna. Solo chi ha vissuto le nostre esperienze, le nostre battaglie domenicali, può capire. Era il tuo modo di fare la sera in sala da ballo e mezz'ora dopo ti venivo a chiamare per andare ad arrampicare.
Anche tu credevi nell'alpinismo non solo come azione sportiva, ma come un'esperienza in più nella vita di tutti i giorni, in cui l'amicizia aveva una parte fondamentale. Per questo ho aperto, assieme ad altri amici, un itinerario dedicato a te. Non sarà il più difficile, ma il più ripetuto, perché ogni volta che ci arrampicheremo su quelle placche ci sembrerà di tornare assieme e di riformare la vecchia cordata.
Questa è la leggenda della via Battaglia di Cismon.
E come ha detto Carlo •" Ogni volta che arrampicheremo su quelle placche...."
Antonio Caregaro Negrin